The Peripheral

William Gibson, 2014

Sono arrivato a “The Peripheral” per vie traverse. L'ho guardato ed ignorato più volte in libreria, ma tornava di tanto in tanto sotto i miei occhi, ad esempio suggerito più volte da Jeremy Keith.

Solo di recente sono entrato da Blackwell's con l'obbiettivo spavaldo di comprare un libro, sebbene ne abbia alcuni che aspettano da tempo di essere finiti. Ed in basso nello scaffale ho trovato questo paperback, che mi è durato a malapena un paio di settimane.

Non ho letto molto di Gibson: ho evitato per anni ed anni la fantascienza cyberpunk, e nel 2013 ho letto Neuromancer quasi per dovere. I trent'anni di distanza fra questi due libri hanno trasformato un sacco di fantascienza in realtà, ma anche abituato noi ad un continuo avanzamento tecnologico.

Il futuro de “La Periferica" sembra quasi normale, un semplice passo avanti. È cyberpunk, ma è speculazione fondata sul nostro particolare presente. Il futuro del futuro è invece un misterioso mondo post-cyberpunk1. L'evento che li separa una delle migliori rappresentazioni apocalittiche che abbia mai letto, nella sua normalità, semplicità ed inevitabilità.

È difficile discutere oltre senza vergognosi spoiler, quindi mi limito a menzionare la presenza del libro, quasi sullo sfondo, di droni in gran numero. Poco dopo aver finito il libro mi sono ritrovato in Islanda, dove il drone di Prophecy ci ha fatto quotidiana compagna. L'ho guardato diversamente, ricordandomi del futuro.


  1. Il principale articolo sul post-cyberpunk è un post su Slashdot. Mi sembra appropriato.