The Fifth Season

Nora K. Jemisin, 2015

L'ufficio dove lavoro adesso è a neanche 5 minuti da una delle più grandi librerie della città. Averla così vicina, con la sua attrazione gravitazionale, è assai pericoloso. È li che pesco The Fifth Season di Nora Jemisin, uno dei libri di fantascienza interessanti degli ultimi anni, e da tempo sulla mia lista. È il primo di una trilogia intitolata “Broken Earth”.

La storia è ambientata in un futuro remoto, in cui i continenti si sono riuniti in una nuova Pangea, ma una altamente instabile. Continui terremoti, vulcani, e tsunami cospirano a rendere la sopravvivenza dell'umanità assai difficile. La civiltà ha dimenticato le tecnologie più complesse, mentre alcune restano come raro lusso, come ad esempio elettricità ed asfalto. La storia è andata persa; rimane soltanto la più recente, accanto a forti tradizioni orali, incentrate su come sopravvivere le frequenti catastrofi.

La Terra non è più madre caritatevole, ma padre violento e vendicativo. Ma nel sottofondo c'è il sospetto che dietro a tutto ci sia una causa umana. Un parallelo con il riscaldamento globale, e la possibilità che la nostra distratta civiltà industriale finisca per sbilanciare la biosfera.

Meno sottile e la discussione su discriminazione e tolleranza, perno attorno al quale orbita l'intera storia, e probabilmente l'intera trilogia. La società del futuro ha nuove preoccupazioni, e non presta particolare attenzione ai personaggi LGBT, che possono esistere senza essere trattati diversamente per il loro orientamento. C'è una nuova minoranza invece, a cui è facile (ed istituzionalmente vantaggioso) affibbiare colpe.

La fantascienza, almeno quella buona, ha sempre un sottotesto socio-culturale. E “The Fifth Season” è un libro ben posizionato nel suo momento. La storia è media, ma per ciò che discute, e come, sale un gradino più in alto. Leggerò il resto della trilogia, senza urgenza, ma sorrido soddisfatto perché esiste, perché mi da speranza per i libri del futuro, e per il futuro in sé.