Articoli per novembre 2020

Zen and the Art of Motorcycle Maintenance

Robert Pirsig, 1974

Questo sarà un libro difficile da descrivere.

Appoggio “Zen and the Art of Motorcycle Maintenance” sul tavolo. Sono in Norvegia credo, anni fa. La copia non è mia, ma ho letto un paio di capitoli di fretta mentre aspettavo non ricordo cosa, stando attento a non spostare il segnalibro altrui. Sto ancora aspettando, ma invece di andare avanti rimugino sulle poche pagine che ho letto. Il protagonista è in viaggio, in moto, nel nulla che sta in mezzo agli Stati Uniti, e si guarda attorno. E presta attenzione, al paesaggio ed al prestare attenzione.

Riprendo in mano la stessa copia dallo scaffale questo Settembre. Il viaggio del motociclista continua, ma ad esso si accostano altre narrative. A tenere tutto assieme è un discorso filosofico non tanto sullo Zen, ma sulla non-Zen-osità della cultura Occidentale; sul modo in cui il pensiero scientifico e la tecnologia si sono separati dalla sfera umana, e sul vuoto che questo crea per molte persone.

Il contesto del libro sono i primi anni Settanta, ma il pensiero Occidentale non è cambiato molto in mezzo secolo, e molto di quello che Robert Pirsig scrive suona ancora attuale. E come informatico interessato nell'umanità, ho consumato il volume con grande attenzione. Ho persino lasciato segnalibri qua e la—adesivi e facili da rimuovere—per passaggi importanti a cui tornare.

Il lavoro che facciamo è meccanico, ma è anche arte. Cura ed attenzione sono essenziali, così come la giusta mentalità. La pratica diventa esperienza, che diventa parte di quello che siamo, anche fuori dal lavoro.

Pochi giorni dopo aver finito Refactoring, queste parole suonano come un perfetto riassunto:

The material and the craftman's thoughts change together in a progression of smooth, even changes until his mind is at rest at the exact instant the material is right.

Lo sguardo torvo che un professionista lancia un pezzo di codice non è una questione di regole assolute:

The test of the machine is the satisfaction it gives you. There isn't any other test. If the machine produces tranquillity it's right. If it disturbs you it's wrong until either the machine or your mind is changed. The test of the machine is always your own mind.

Ho letto questo libro con calma, più o meno un capitolo ogni sera, per dargli il tempo di assestarsi. Contiene un sacco di pensieri interessanti, alcuni forse utili. Contiene anche una strana visione del mondo, mille opinioni dell'autore, cresciute in circostanze ormai nel passato. Ma di ciò il narratore è consapevole:

The trouble is that essays always have to sound like God talking for eternity, and that isn't the way it ever is. People should see that it's never anything other than just one person talking from one place in time and space and circumstance.

Così va preso. Ci vorrà ancora tempo prima che digerisca il tutto, ma cercherò di tenerne alcuni concetti in mente. C'è dietro un discorso profondo, che non va ignorato. L'alternativa è quella superficialità che rende le giornate vuote, e senza soddisfazione. E quanto ti guardi indietro, il vuoto.

Lo trovate ovunque, leggetelo.

Camminare

Con la fine dell'ora legale, il mese scorso, ho fatto una mossa insolita: ho spostato la sveglia, ed ho continuato ad alzarmi ed andare a dormire alla stessa ora effettiva. Mi sono ritrovato così con un'ora in più alla mattina, prima del lavoro, che ho deciso di spendere fuori di casa.

Ho iniziato gironzolando nei dintorni, all'alba. Giusto il tempo di attraversare un paio di quartieri, percorrere un paio di stradine laterali, risalendo od aggirando correnti di bambini che si dirigono verso scuola. Un'ora non era abbastanza però, così ho cominciato a passeggiare anche nel fine settimana, più a lungo, e più distante.

La città in lontananza I campi da golf sono numerosi, appena fuori dal centro

Vago in quartieri residenziali, parchi in collina, sul margine di zone industriali. Senza una direzione, né una ragione precisa: per essere fuori casa e non davanti ad uno schermo, per non sprecare la poca luce del giorno; ma anche per non avere nulla da fare e lasciare spazio ai pensieri. Niente musica, niente podcast, niente mappe se possibile. Per essere nello spazio che attraverso, un passo alla volta.

Osservo case, giardini, edifici di pietra di due secoli fa, o poco più. Qua e la l'inaspettata costruzione moderna, che interrompe la regolarità dei tetti. Alberi in vari stadi dell'autunno, sempre più spogli. Fiori inaspettatamente freschi. Persone, coppie e famigliole che navigano marciapiedi e strade, alcune cercando di mantenere la prescritta distanza. Esplorare è attraversare quartieri, ed i loro confini. Zone diverse fra loro: ricche villette con torrette e giardini, bifamigliari con un piccolo cortile dall'aspetto un po' selvaggio, palazzi e palazzoni in diversi stadi di scrostamento. Strade lungo cui tutto è in vendita, spianate in cui fondamenta spuntano fra fango ed erbacce, i lavori rallentati dalla pandemia.

Palazzi impongono Palazzi, impongono

Nel fine settimana miro di solito a camminare per tre ore, ma la stima è sempre incorretta. Troppe volte scelgo di percorsi alternativi, invece di prendere la strada che mi riporta direttamente a casa. Rientro dopo quattro, quattro ore e mezza, accumulando circa 20km di strada nelle gambe, che a seguire apprezzano la poltrona più del solito. Li seduto traccio percorsi su Google Earth—a memoria, il GPS mi fa un baffo. E mentre appunto i marciapiedi della giornata, comincio a pianificare il prossimo giro, nell'intorno di circa 8km che valuto sia il mio raggio d'azione—andata e ritorno, assumendo zig-zag e variazioni del tipo "oh, questa strada sembra interessante!" dove la strada in questione mi porta, ovviamente, più lontano del previsto.

Questo sostituisce il piano, ormai fallito, della lunga camminata che volevo organizzare quest'anno, come vacanza in compagnia. Ma girare per la città mi fa piacere, mi riposiziona e rimette in contatto con un luogo che è negli ultimi mesi è diventato sfumato, incerto. Pezzi di città non visitati per così tanto tempo potrebbero anche sparire, percorrerli ne rassoda la realtà. Non vorrei uscire di casa un giorno, ed essere nel posto sbagliato.