La missione

«Kru è al volante, ma la strada la so io. Forse.

Il fatto di non aver mai percorso questa pianura e di orientarmi in base ad una foto aerea vista un'ora fa non mi tocca più di tanto. La sola evidente differenza: quando ho guardato quelle foto ero seduto e comodo, coccolato da luce e calore, mentre ora attraversiamo un paesaggio sfumato dalla foschia, e l'unica cosa calda è il mio respiro.

“Sa di birra” noto fra me e me, Kru neanche mi sente. Comprendo ora che la base del mio senso di fiducia è il fragile frutto di reazioni chimiche nel mio sangue. Comprendo, ed ho un filo più freddo. Si insinuano nella mia mente i ricordi dei tanti scontri sulle strade di questa zona. Altre persone con il nostro identico umore hanno percorso questa strada buia, ma non sono arrivate da nessuna parte. E se anche loro avessero avuto fiducia?

Pessimista! cose simili accadono solo se non si sta attenti. Noi abbiamo ampi margini di sicurezza. Si si, certo. Un lampo, un riflesso molto vicino fuori dal finestrino e sobbalzo. Un catarifrangente residuo a lato della strada? Sto cercando scuse per preoccuparmi, ecco la verità. Mi giro, ma non c'è alcuna luce dietro di noi che possa tranquillizzarmi facendolo brillare.

Alberi prima, poi edifici bui e silenziosi. Vuoti, o qualcuno ci sta fissando dietro quelle vecchie imposte? Un tank è parcheggiato a lato della strada, vecchio ma in qualche modo orgoglioso. Cosa ci fa li? non ha senso. Monumento forse a qualcosa, ma cosa? Kru guida oltre non prestandogli neanche attenzione. Io lo fisso dubbioso torcendo il collo, e il mio sguardo cade sul nostro carico, nel retro dell'auto. L'involucro argentato riflette la luce della mezza luna che non abbaglia, ma neanche nasconde. L'involucro però non è importante, e al momento giusto sarà distrutto, lacerato, dimenticato. Sarà il contenuto il vero protagonista dell'azione.

Le strade si stringono mentre ci addentriamo nella città. Mi sporgo in avanti, cercando di ricordarmi punti di riferimento che non ho mai visto. Conto gli incroci più che altro, ma sbagliamo strada lo stesso. Manovriamo lentamente ora, e i suoni della macchina sembrano improvvisamente troppo forti.

Infine, troviamo l'edificio giusto. Kru accosta, spegne fari e motore. Scendiamo, un tremore scorre nella mia camicia a maniche corte mentre tolgo il pacco dal sedile posteriore. È leggerissimo per le sue dimensioni, sembra quasi vuoto. Sistemo il fiocco di nastro argentato e lo passo al mio compare: “Kru, mi stai portando in discoteca, ad una festa di ragazzine...”. “È un club, è una festa dei diciott'anni, ed oggi pome ti andava benissimo” e si incammina con in mano il regalo per la sua prossima vittima. Rimango un istante sull'entrata, poi sorrido, o forse ghigno ad un'idea, e lo seguo all'interno.»