What Got You Here Won't Get You There

Marshall Goldsmith, 2007

Leggere questo libro dal titolo troppo lungo non era nei miei piani. Mi è passato sotto il naso, mi ha incuriosito, ed è saltato davanti all’intera coda. È scritto per manager avanti nella carriera, quelli che hanno tante responsabilità, numerosi sottoposti, e potere su di essi. In questa situazione gli aspetti della loro personalità, inclusi quelli che hanno contribuito al successo, possono influire su ampie fette dell’organizzazione e creare problemi.

Marshall Goldsmith esplora vari comportamenti (più di venti) che rischiano di trasformare il manager in una persona da evitare. Ci sono spunti interessanti su come capire se qualcosa non funziona (in breve, chiedere in giro) e cercare di migliorare la situazione. Per essere, alla fine, una persona avvicinabile, aperta, e possibilmente sensata. Il libro è un po’ tanto americano, ma è stato interessante confrontarlo con situazioni vissute sotto ad alcuni manager, ed in parte anche con miei comportamenti. Negli anni ad esempio ho fatto del mio istintivo notare problemi una risorsa utile sul lavoro, ma se mi metto a trovare problemi ovunque divento fastidioso.

Mi annoto anche l’idea che metodi e comportamenti usati positivamente negli anni si possano fossilizzare, magari razionalizzati come “l’ho sempre fatto, è utile” oppure “è così che lavoro, non ho motivo di farlo diversamente.” Il rischio è duplice: è possibile che non fossero veramente utili, ma se anche lo sono stati ad inizio carriera è importante riconsiderarli col passare degli anni. Hanno ancora senso in un ruolo diverso, con nuove responsabilità? Sono ancora efficienti, ed a che costo?

Nulla di rivoluzionario nelle soluzioni: piccoli passi, chiara comunicazione, costanza. Metto da parte la conoscenza, magari un giorno lo rileggerò con più attenzione.