Virtual Light

William Gibson, 1993

È interessante vedere come i libri di fantascienza possano invecchiare in modi diversi. Virtual Light è stato pubblicato nel 1993, e descrive un futuro non troppo lontano, che potrebbe essere il nostro presente. Non lo è, ma è un sensato universo parallelo, particolarmente dal nostro punto di vista, noi che abbiamo visto il 2020. Avessi letto questo libro un anno fa, ne avrei un'impressione alquanto diversa.

People. Just too goddamn many of ’em, Scooter. Flying all the fuck over everywhere and walking around back in there. Bet your ass somebody’s gonna pick up a bug or two. Every place on the damn planet just a couple of hours from any other place.

Nel libro l'HIV ha ucciso milioni di persone. Ad un certo punto è arrivato un vaccino, la cui storia ha assunto un significato religioso. Ma non è la sola epidemia. Nelle strade del futuro, tutti gli abitanti indossano mascherine. Il lettore esperto del 2020 approva annuendo, ma la sua esperienza è diversa. Nelle strade del presente, le mascherine sono sopportate a malapena, spesso indossate incorrettamente, al centro di contestazioni. La gente si stanca, l'attenzione perde colpi.

La storia segue un piccolo gruppo di sfortunati personaggi e piccoli criminali, che rimangono impigliati in qualcosa di grosso. Sullo sfondo, televisioni con troppo potere, grosse ditte con troppe informazioni, paesaggi peculiari. Quel che resta del nostro mondo passato attraverso molteplici di disastri.

Godzilla. Yamazaki shivered, recalling television images of Tokyo’s fall. He had been in Paris, with his parents.

Leggero, piacevole, sparisce in neanche una settimana, a cavallo di Natale. Mi accorgo soltanto alla fine di aver fatto la stessa mossa l'anno scorso con Pattern Recognition, un altro libro di William Gibson. Apprezzo la simmetria, ed i due racconti, in un modo simile.

Con questo ho letto i primi volumi delle quattro serie principali di Gibson. Ho visto il cyberpunk delle corporation e dello sprawl; il futuro prossimo (ora passato) del ponte di San Francisco, coperto di accampamenti; il presente (ora passato) di Pattern Recognition; la pluralità temporale di The Peripheral. I tempi cambiano, la complessità e profondità delle storie aumenta.

Approvo, non sarà l'ultimo racconto di Gibson che porto a casa.