
Matter
Recupero Matter in una delle mie rare spedizioni in libreria. La riduzione delle restrizioni non mi ha ancora convinto, e non mi aggiro rilassato per i negozi del centro. Sto passando accanto ad uno scaffale quando il titolo mi balza all’occhio: qualcuno me l’ha menzionato tempo fa, ed è rimasto in un angolo della memoria, in attesa del momento giusto.
Matter è uno degli ultimi libri di una lunga serie di Iain Banks, un altro scrittore di queste parti, che si incentra attorno a the Culture, un’avanzata civiltà che esplora la galassia, e si immischia nelle faccende interplanetarie altrui. Assieme ad altre civiltà ad alta tecnologia, prendere contatto con specie meno avanzate, ma con tatto, cercando di non snaturarne l’evoluzione.
Al centro della storia di Matter è la famiglia reale di una civiltà pseudo-medioevale, che vive all’interno di un pianeta fatto a strati, livelli concentrici sostenuti da enormi colonne. Alcune di queste possono essere usate come ascensori, mettendo in contatto le specie dei diversi strati, il tutto sotto l’occhio attendo degli abitanti della superficie. I reali sono, come uno si aspetterebbe in un libro del genere, in guerra con i vicini del livello inferiore, ma a loro insaputa parte di complicate questioni galattiche, alcune antiche di milioni di anni.
La storia è piacevolmente intricata, con numerose occasioni di visitare mondi distanti e fantasiosi. È space opera con attenzione ai personaggi, ed intrighi di soddisfazione. Banks si diverte ad inventare, descrivere e portare sul palco personaggi singoli ed intere civiltà. E sornione scherza con gli stereotipi della fantascienza: mi viene in mente l’astronave che si lamenta di dover rallentare a warp speed, implicando l’abitudine a viaggiare a velocità superiori.
L’autore gozzoviglia anche con scene d’azione cinematografiche: enormi strutture, meccanismi, ed esplosioni. Vale la pena rallentare durante la lettura, ed immaginare le locazioni, soppesarne la scala. Come spiega nell’intervista in fondo all’edizione che ho portato a casa:
So when I turn to [science fiction] I tend to write stuff that uses the infinite effects budget of what Brian Aldiss memorably termed Wide Screen Baroque space opera. [...] Almost the first thing I think of when I’ve come up with an idea for a Really Big Artifact is how to blast the living bejesus out of it...
Iain Banks è mancato nel 2013, dopo aver portato avanti la serie per tre decadi. C’è un interessante post del 1994 che mostra quanti dettagli ci siano dietro all’universo che ha creato. Mi sorprende come, l’abbia evitato fino a quest’estate, senza farlo apposta e sebbene numerose persone me ne avessero parlato bene. Sono arrivato tardi, ma i libri sono ancora li, su scaffali accanto a cui passerò.