Articoli per marzo 2023

The Lathe of Heaven

Ursula K. Le Guin, 1971

Dopo aver scoperto Ursula Le Guin l’anno scorso, ed averne letto una e due storie, era tempo di un terzo libro. Ho pescato The Lathe of Heaven, che è breve ed ottimo. Forse l’ho letto troppo in fretta, finirò per portarmelo dietro in un qualche viaggio per rileggerlo.

Scritto nel 1971, racconta di un futuro (ormai passato) in cui il mondo è sovrappopolato, gli Stati Uniti faticano a sfamare la popolazione, e ci sono auto ovunque. George, il protagonista, ha un problema diverso: alcuni dei suoi sogni diventano realtà, nel bene e nel male, senza che abbia alcun controllo su di essi. Il tentativo di impasticcarsi oltremodo per smettere di sognare non va a buon fine, e finisce da uno psichiatra. Uno capace, che decide di sfruttare la situazione per creare un mondo migliore con l'aiuto di George. I sogni del protagonista non si lasciano inquadrare facilmente ed un po’ come un genio delle leggende spesso applicano le istruzioni ipnotiche alla lettera, ma non nello spirito. I risultati variano, il protagonista è sempre più inorridito. Il mondo va alla deriva e lo psicologo diventa scienziato pazzo.

L’autrice segue la spirale sempre più frenetica di cambiamenti, finché troppo subconscio arriva in superficie, ed il mondo si ritrova sul baratro fra realtà e sogno. Dove un autore più pigro avrebbe raccontato di cose “indescrivibili”, Le Guin le descrive in una serie di immagini intricate ma precise.

Ho notato questo titolo in un elenco di libri letti, uno di quelli che attorno a fine anno punteggiano il web—l’antico termine blogosfera sarebbe più preciso, ma credo non si usi più. La mini recensione includeva questo paragrafo:

While I was reading this, I distinctly remember thinking “Oh, so this is what Philip K. Dick was trying to do!” And I say that as a huge fan of Philip K. Dick. But his execution didn’t always match up to his ideas. Here, Le Guin shows how it’s done. Turns out she was a fan of Philip K. Dick and this book is something of an homage.

Concordo: quello che i racconti di Dick lasciano un po’ sospetto e contorto, qua diventa concreto. Non voglio raccontare di più, visto che ogni mezza frase conterrebbe tre spoiler. A volte più bello è un libro, meno ne posso scrivere. Va letto e via.

Curiosità: il titolo—il Tornio del Paradiso?!—è una citazione mal-tradotta dal cinese. La cosa era venuta alla luce dopo la pubblicazione. Ormai era tardi, e comunque suonava bene, ed è rimasto.

Schiphol

Se devo aspettare cinque ore in un aeroporto, quello di Amsterdam è uno dei miei preferiti. Passato il controllo passaporti c’è una zona un po’ di lato che include una mini-biblioteca, tavoli di varie forme, e per qualche motivo non attira troppe persone. Su un lato un pianoforte, a cui rari viaggiatori-pianisti si siedono a suonare un pezzo. I bagni sono subito accanto, ed i marciapiedi mobili non producono fastidiosi e continui avvisi di “Mind your step”.

Un piano nell'aeroporto di Schiphol Trovare calma negli aeroporti è diventa una mia specialità

Sono di rientro dopo un paio di settimane in Italia. Avevo pochi progetti per le vacanze, ma la maggior parte sono falliti per un misto di germi e maltempo—immaginate Virus-nado ecco. Il piano B non è andato così male: divano e libri principalmente, ma sono riuscito ad incontrare un paio di amici. Un giorno meno ventoso sono andato a scarpinare lungo la costa. È calata la sera, con Giove e Venere piacevolmente allineati, e tre quarti di luna ad illuminare la battigia ed il mio percorso. Vista così anche la Liguria del cemento armato può sembrare magica.

Morex Cubid 3688 Lo tenevo in verticale, però

Superato il virus, mentre ancora il nado imperversava, ho speso un paio di giorni ad aggiornare l’hardware italico. Ho dismesso il mio antico case mini-ITX attraverso cui sono passate tre schede madri fanless, inclusa, nel lontano 2006, una insolita con processore Via e doppio Ethernet. All'inizio aveva fatto da server e backup (con Slackware!), poi fu promosso a PC per i genitori, guadagnando un lettore dvd e wifi per fare streaming verso il televisore.

Ma gli anni elettronici passano veloci, forse sette per ogni anno reale? Il televisore fa streaming da solo, i DVD quasi dimenticati. Invece di aggiornare una quarta volta la scheda madre, ho deciso di sostituire l’intera macchina con qualcosa di più piccolo ed integrato. Ho portato a casa un NUC, un piccolo kit della Intel. Trabocca di porte, supporta i nuovi e lussuosi dischi M.2, e mi aspetto che il processore i3 sia sufficiente per una decade o quasi. I led purtroppo non sono blu e fantascientifici, e dovrò accontentarmi di quelli bianchi.

Nel processo ho notato che le nuove tecnologie non mi rendono felice—invecchio? Forse le confronto con i ricordi dei mille pezzi e cavi dismessi negli anni, ed in origine perfetti, o con la scatola dei floppy ingiallita che esce dal fondo dell’armadio. Per un momento riporto i dischetti in vita con il lettore USB, custodito con reverenza, ma anch’essi mi rammentano solo del passare del tempo, e di quanto fossero lenti a leggere un file.