Articoli per gennaio 2023

Uno sguardo al 2022

Ho aspettato che il 2022 si chiudesse del tutto, mai che qualcosa di extra si infilasse negli ultimi giorni. Posso quindi confermare il giudizio: poteva andare peggio. Ma solo perché gli anni precedenti hanno espanso gli orizzonti di quello che può andare storto. Il 2022 si è giocato la carta “guerra”.

Da subito (fine Febbraio) l’invasione dell’Ucraina occupa un sacco di spazio mentale, con un misto di apprensione ed interesse. Il fronte è lontano e non conosco nessuno, ma la guerra in Europa era—nell'immaginario—un problema risolto. Questo cambio di rotta porta necessariamente a rimodellare la visione del mondo, e ci vuole tempo per stabilizzarne una nuova. Inaspettata, ma apprezzata, la solidità dimostrata dalle strutture nazionali e sovranazionali dell’Unione Europea.

La guerra ha aperto un nuovo campo di cose da leggere, imparare, e scoprire. Il conflitto è super-connesso, mille volte più dello spettacolo televisivo della prima Guerra del Golfo. Al fronte fisico si affianca quello dell’informazione ed informatica, fatto di sabotaggio e propaganda. Ho speso fin troppo tempo ad osservare le narrative contrapposte, interne ed esterne, ed a confrontarne il linguaggio. La linea ufficiale della Russia, con la sua celebrazione della violenza, mi ha riportato in mente l’Ur-Fascismo di un saggio di Umberto Eco1. Mi ha fatto anche notare quanto sia distante dal mio normale essere: la guerra diventa conflitto di valori ed idee, e la polarizzazione inevitabile a basso livello—qualcosa da tenere d’occhio. Può essere usata in modo positivo?

Nel frattempo La Situazione continua. Da un lato è diventata più gestibile, dall’altro il mondo si è stancato di preoccuparsene, di fronte ad altre crisi. Io continuo a non seguire la moda, ed indossare mascherine quando il rapporto “densità umana” su “ventilazione” mi sembra inadeguato. Ho scampato il contatto più vicino a Giugno, ma nei mesi successivi ho sentito la guardia abbassarsi. La tengo d’occhio, e la sprono di tanto in tanto guardando i numeri che non scendono.

Dopo anni di considerazione, ho eliminato gli occhiali con il LASEK. Lo considero un giro di boa fra la miopia e la presbiopia, che mi aspetto incipiente. È anche un compromesso: avvitare vitine microscopiche è più difficile di prima, ma girare senza lenti è un sollievo giornaliero ed ho sbloccato nuove attività fisiche. Non a caso è anche l’anno dei corsi di surf ed immersione.

Più improvviso ed inatteso è il passo che ho fatto a Luglio: l’addio al codice e la nuova posizione da manager. La valutazione è ancora in corso: ci sono lati interessanti ed altri che mi lasciano più stanco del previsto. Vedremo.

Viaggi

Costa Adeje vista da Playa de Las America Nuvole serali, a nascondere le montagna più interessanti

Muoversi è ritornato quasi a livelli pre-pandemia, con le necessarie visite ai parenti in Italia e Norvegia nella prima metà dell’anno. Ad Agosto sono tornato con gioia nelle Alpi, ed abbiamo apprezzato l’improvvisata vacanza alle Canarie, che si è rivelata perfetta per riscaldare un autunno uggioso. Mare e montagna coperti per quest’anno.

Niente campeggi, e putroppo niente incontri internazionali. Anche la lunga camminata che cerco di organizzare da anni non ha trovato spazio. Un problema di calendario, ma anche di priorità. Se sono cose importanti, il tempo va creato e messo da parte in anticipo.

Meta

Cartelli di parcheggio vietato nel mezzo della campagna Non qui

Scrivere continua ad essere un'attività con un forte attrito statico. Per mettermi in moto ho bisogno di un tavolo diverso. La biblioteca mi ha dato spesso ospitalità, altre volte ho trovato coffee shop semi-vuoti, di cui ho investigato the e muffin. Quello al limone è buono, ma un po’ troppo zuccheroso. Sedici post sono un numero accettabile, ma avrei preferito meno tag “vita” e più argomenti interessanti.

Dietro le quinte, dopo anni di stabilità, ho iniziato a smuovere il codice che genera questo sito. La facciata è identica: mi sono divertito a semplificarne la struttura, investigando variazioni sul tema, e rimuginando dubbi filosofici fra dependency injection, façades, Active Record ed altri concetti. La scusa è “semplificare prima di espandere”, ma è anche un passatempo fine a sé stesso, al considerare ed investigare diverse strutture attorno ad un’applicazione di cui conosco ogni angolo e requisito.

Nel frattempo, considero direzioni per il futuro. La sezione Progetti ha bisogno di una ristrutturazione, e forse è tempo di aggiungere pagine a sé stanti, fuori dal blog. Vedremo cosa ne uscirà, adesso che scrivere codice è tornato ad essere un hobby, invece del lavoro a tempo pieno.


  1. Mentre la versione inglese appare su diversi siti, non ho trovato un link al testo in italiano, che è stato pubblicato in raccolte cartacee. Esiste giusto una pagina su Wikipedia 

Embassytown

China Miéville, 2011

“È il mio preferito di Miéville” mi dice il cassiere, nella libreria deserta delle 18:58. A lettura conclusa direi che Embassytown non è il mio preferito (ho un immotivato debole sia per The City and The City che per Kraken), ma credo sia la migliore opera di China Miéville pubblicata finora. Una storia ben costruita, un universo interessante (o tre?), e personaggi che vanno da qualche parte. La costa della mia edizione è anche un bel verde.

Ho appena finito di lamentarmi di leggere troppa fantascienza, ma apro l’anno con questo libro senza vergogna. L’ho preso e rimesso sullo scaffale fin troppe volte, indeciso ed un poco colpevole all'idea di fissarmi su un autore. All'ultima ripetizione di questo movimento, prima di Natale, ho notato in seconda pagina uno spezzone dove Ursula Le Guin ha solo buone parole sul libro. Di lei, ho pensato, posso fidarmi.

Embassytown è una colonia su un pianeta inospitale agli essere umani, che si sono insediati solo con l’aiuto della popolazione locale e della loro tecnologia a base di bislacche creature. Comunicano solo con un curioso Linguaggio a due voci. Il Linguaggio merita la maiuscola, perché è uno dei protagonisti in questo racconto. Oltre a richiedere due bocche per interlocutore—un alieno, oppure due persone—è innato negli autoctoni. Forse per questo può solo descrivere: gli alieni faticano con gli ipotetici, sono affascinati dalla possibilità di mentire, e giocano con maldestre similitudini. Ma non potendo inventarle, costruiscono strane situazioni nel mondo reale per poi descriverle, ed adottarle nel Linguaggio.

La colonia cresce, ai confini di un universo esplorato via... una specie di iperspazio che esiste prima, durante, e dopo l’universo. In cui qualcuno ha costruito fari per aiutare la navigazione, per poi sparire nel nulla. Il mal-di-iperspazio è pesantissimo, e pochi riescono a restare in piedi durante un attraversamento. A differenza del Linguaggio, l’iperspazio non ha un ruolo attivo nella storia, ma rallenta, crea distanza fra la colonia ed i mondi più civilizzati. Così quando Le Cose Vanno Storte™, la colonia è sola ad affrontare... la storia del libro. Che è bello e vi suggerisco di leggere, invece di soffrirne qua un mio riassunto.

Approvato. Un giorno potrebbe meritare una seconda lettura, chissà.

I libri del 2022

Una pila di libri accanto ad un gatto all'uncinetto

Cominciamo con il ritornello: anche quest’anno tanta fantascienza. Quando entro in libreria i piedi mi portano, per abitudine o innato senso dell’orientamento, verso la sezione fantasy & science fiction1. Su quei ripiani pesco sempre qualcosa di interessante: un classico che mi mancava, un titolo più recente di cui ho letto buone recensioni. Così la pila si accresce, satura di pianeti, astronavi, o strane civiltà. Se a volte adocchio la più grossa sezione fiction, la esploro di rado, incerto ed imbarazzato: ci sono troppi scaffali, ho meno confidenza con gli autori, ed il rischio è troppo alto.

A parte questa sensazione di inadeguatezza letteraria, sono felice dei libri che ho letto nel 2022. Per il secondo anno sono arrivato a 15 titoli, ed ho evitato la completa uniformità: agli 8 libri di fantascienza si sono affiancati 5 di altri generi, e 2 saggi. Degli ultimi ho inoltre spiluccato un piccolo numero in versione digitale; mancando l’oggetto fisico tendo però a dimenticarmene. Ho riletto The Peripheral, con grande soddisfazione. Non tengo traccia di riletture da-capo-a-coda, ma sono eventi assai rari. Una vittoria aver anche chiuso, se non completato, The Psychology of Fatigue, un saggio interessante quanto doloroso.

Come l’anno scorso, le recensioni sono arrivate in ritardo, a volte mesi dopo che avevo concluso la lettura. Negli archivi appaiono datate correttamente, ma ho lasciato scorrere troppa acqua sotto i ponti prima di compilarle. Alcune impressioni erano ormai sbiadite, e mi spiace. Complice è stata la generale resistenza allo scrivere, non è un fenomeno strettamente collegato ai libri.

La scoperta dell’anno—per me, il mondo lo sapeva da anni—sono stati i libri di Ursula Le Guin. Non ho idea di come sia arrivato alla mia età, con i miei gusti di lettura, senza averne aperto uno. Un sospetto: forse non parlo abbastanza di libri2 con altre persone. Urge un piano.


  1. Ahimé, non ho a disposizione negozi così avanzati da dividere science fiction e fantasy in sezioni separate. 

  2. Né di musica.