Silenzio fra gli scaffali
I primi due giorni di ferie sono spariti in una nebbia di stanchezza ed incertezza. Le vacanze sono benvenute, ed arrivano alla fine di un mese in cui probabilmente non ho dormito abbastanza, causa cattiva abitudine di tirar tardi leggendo, o magari scrivendo codice. Il nuovo ruolo mi lascia anche più stanco: richiede più energia e ne restituisce di meno. Per ora le giornate migliori finiscono con sollievo, e non con soddisfazione. Siamo ancora nei primi mesi, quindi paziento e mi applico, ma ne prendo appunto qua, testimonianza per il futuro me.
Noto un’ossessione, in sottofondo, per il dover fare cose importanti, fra priorità ed ottimizzazioni. Ci sono voluti un paio di giorni, adesso, per uscire da quella mentalità e rilassarmi in un misto di ozio ed attività che ho voglia di fare, senza ricalcolare continuamente il miglior modo di spendere il mio tempo. In questo riconosco la tensione giornaliera sul lavoro, dove riesco a concludere solo una manciata di attività, a rimanere giusto a galla nell'oceano delle responsabilità.
Esco, stamane, alla ricerca di spazio dove scrivere. È la vigilia di Natale anche in biblioteca, dove passo un paio di impiegati svogliati all'entrata, e poi mi immergo nel silenzio. Ho l’intero terzo piano a disposizione quando arrivo, forse cento scrivanie, e decine di migliaia di libri. Fuori gli alberi del parco sono spogli e spudoratamente frattali, l’erba il verde un po’ desaturato dei mesi invernali. Regolo la veneziana per schermarmi dal sole basso. Con la calda luce di traverso, gli scaffali colorati a ricordarmi come funziona la prospettiva, e la quiete imposta dalla massa dei libri, è uno dei miei posti preferiti.
Un istante prima che il sensore mi noti, ed accenda le luci