La normalità

Salgo le scale con la bicicletta su una spalla, accaldato nel felpone forse eccessivo. La primavera è arrivata, ed ho pedalato fra suburbi e colline nel sud della città. Rientro stanco e soddisfatto. Sarebbe tutto normale, se non fosse la prima attività fisica seria, dopo quattro settimane in casa. Il nuovo normale è il pendolarismo casalingo, e magari il giro dell'isolato di prima mattina, o dopo pranzo.

Questo è il post nel mezzo de La Situazione, o comunque ricorderemo le settimane in cui abbiamo messo da un lato grossi pezzi della vita di tutti i giorni, e li abbiamo rimpiazzati con un sperimentale miscuglio di alternative, assemblate con quello che abbiamo trovato in casa, e software vario.

Come altri stranieri in Scozia, leggevo già con attenzione le notizie sull'Italia quando la maggior parte dei locali sembrava non preoccuparsene. La seconda settimana di Marzo annullavo il viaggio a Londra—un altro IndieWebCamp andato—e compravo un paio di cose extra da mettere in dispensa. Percorrendo marciapiedi ancora affollati, passavo persone al telefono; l'argomento delle telefonate convergeva alla pandemia, ed alle avvisaglie delle settimane a seguire. In sottofondo una vibrazione, l'ansia del “qualcosa sta per succedere”. Venerdì, ho deciso che il momento lavorare da casa era arrivato, una settimana prima del lockdown ufficiale del Regno Unito—che sarebbe arrivato troppo tardi.

La Situazione non mi ha catapultato inaspettatamente in un nuovo mondo. Mi tenevo già in contatto con amici e famiglia via Skype e simili, e di tanto in tanto lavoravo già da casa. Ho ancora un lavoro, un bilancio in nero, il frigo pieno. Ho spazio per muovermi, un minimo di pesi ed attrezzi, un parco dietro casa. Il privilegio dell'informatico caucasico e maschio crea un notevole campo di forza. Eppure gli eventi di queste settimane pesano anche sulle mie spalle.

Non c'è preparazione che annulli completamente l'istinto. E l'istinto mi dice che devo stare attento, c'è un pericolo vicino! Che io e le persone che mi stanno care siamo in pericolo, che non sono pronto, che devo saperne di più. Che la priorità è mettere tutti al sicuro, ed uscire da questa situazione. Suggerimenti molto utili se potessi farci qualcosa, ma poco costruttivi quando stare in casa ed aspettare è la migliore scelta, mentre continuo a badare alle responsabilità preesistenti. Concentrarsi sul lavoro però (quello che stavo pensando di lasciare) o concentrarsi in generale, è stato assai difficile fin'ora.

Dopo quattro settimane, forse, l'ansia sta diminuendo. Posso uscire senza sentirmi a disagio, posso non leggere tutte le notizie, posso sedermi e scrivere un post. Sprone anche il notare che se c'era riuscito Alex, dopo sei mesi di pausa, potevo farcela anch'io. Magari domani riuscirò ad interessarmi al lavoro, ed aggiungere una pedalata serale alla passeggiata, visto che qua è ancora permessa l'ora d'aria. Visto che la normalità ora si evolve più lentamente, è il momento di spingerla in qualche direzione utile.

Gemme La natura, nel frattempo, va avanti lo stesso