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Le storie degli altri

Su queste pagine mi capita di menzionare altre persone. Appaiono come compagni di viaggio, di nerderie, o di semplici discussioni. A volte sono i veri protagonisti, e finisco per raccontare piccoli episodi della loro vita. Ma nel contesto pseudo-autobiografico di chezDreadnaut, narro la loro vita da un ristretto punto di vista, limitato alla superficie di contatto con la mia. I pochi dettagli che colgo sono nulla in confronto alle sfaccettature visibili al protagonista: cosa ne so io di figli o matrimoni altrui?

Un fotografo Una storia non raccontata.

A volte i nomi di amici sono link, collegati a siti che li rappresentano. Alcuni sono stati abbandonati con gli anni, come ambik o painauchocolat, e rimangono solo sulla Wayback Machine, un po' rotti. Immagino che la vita si sia riempita di nuove priorità ed il tempo, limitato com'è, va dedicato con attenzione.

Eppure sono giunto alla conclusione che fissare momenti e dar loro solidità sia importante, e valga la pena dedicargli spazio. Ci sono così tanti dettagli della vita che il giorno successivo sono confusi, dopo una settimana incerti, ed un mese più avanti spariti per sempre. Scrivere permette di tornare indietro e rinfrescare i ricordi, confrontare le sensazioni di un tempo con la memoria delle stesse, e con le sensazioni correnti a proposito del passato. Tre cose spesso distinte, il cui rapporto mostra come le persone cambino, la memoria sia parziale, ma alcuni principii rimangano nel tempo. Fissare storie vuol dire dare loro una posizione ed una direzione nella vita—misurarne un vettore?—e tracciarne i collegamenti con quelle degli altri. La rotta diventa visibile.

Senza questo rimane poco: mute foto in una polverosa directory, a mostrare solo la facciata, oppure spezzoni di conversazioni senza contesto, ammassati senza affetto, a malapena raggiungibili su qualche server lontano. Un algoritmo senz'anima magari porta qualcosa in superficie, ma la massa è ricoperta da strati di “adesso” e sprofonda sotto lo scroll continuo, senza una struttura per raggiungere e navigare il passato.

Rincorrere l'adesso è un noto metodo per consumare tutto il tempo, e non dare priorità a nulla. Fermarsi a scrivere, secondo me, è tempo dedicato a sé stessi, oggi e nel futuro. Basterebbe carta e penna per iniziare, ma scrivere sul web è valore aggiunto, in termini di medium (link, immagini), di backup (archive.org), e soprattuto di condividere con gli altri. È farli partecipi non solo di quello che si descrive, ma anche del ricordo. È rendere con concreto il fatto che non viviamo e non abbiamo vissuto da soli.

Scrivere all'inizio è uno sforzo, un muscolo da allenare. Spesso è più facile alzare bandiera bianca piuttosto che aprire un editor, ed invece di spendere mezz'ora a scrivere qualcosa, ci si annulla per quattro ore davanti alla TV. Ma gli strumenti per cominciare sono accessibili a tutti, il web è aperto e conveniente, e non si deve rendere conto a nessuno.

Andate quindi, e scrivete le vostre storie, quello che siete e pensate oggi. Domani ne sarete felici.

Commenti

  • Abdul

    Ormai ho decine di foto di Proppo in quella stessa posa...

  • Painauchocolat

    Ci ho provato a recuperarlo ma la password si è persa in un meandro di mail abbandonate... Ho un backup, e voglia di rimetterlo su ma è in mezzo ad altre duemilatrecento cose che ho in coda, tipo rifare il sito di mio zio che è indietro di tipo 15 anni, pitturare un muro in giardino che grigio com'è non mi piace per niente, fare un quadretto nascita per mia cugina, decidere se stampare le foto degli ultimi sei anni o fare qualche photoalbum, fare la pace con Docker, di nuovo, e finire un maglione iniziato a gennaio 2019... Ah e ricordarmi ogni tanto di dare da bere alle piante e da mangiare ai miei figli 😂 È che ho voglia di fare più cose di quante ne possa fare... E si lo ammetto, a volte perdo tempo con giochi inutili sul cellulare... Ogni tanto li cancello ma loro ritornano 😱...

  • dreadnaut

    Dare da mangiare ai figli mi sembra abbastanza importante, ma fare la pace con Docker no! Giammai, vile e malvagio Docker!