Codice da tutte le parti

In questa regione l'autunno ha sempre una soglia molto ripida: un giorno siedi sull'erba con addosso solo una felpetta estiva; la settimana dopo avanzi su un viscido strato di foglie spesso 5cm, piegato da un lato per bilanciare il vento. La pioggia insiste, ed è subito sera.

Esclusa quell'umida mezz'ora in cui pedalo fra casa ed il lavoro, il maltempo non è un problema così grosso. Attendo però la parte più asciutta dell'autunno, quella in cui posso sfruttare la pausa pranzo per espormi alla luce del sole.

Costretto al chiuso, sto scrivendo un sacco di codice: a casa, dove progetti vari avanzano a strattoni, ed al lavoro, dove guardo roba scritta in React e scuoto la testa. React permette di fare esattamente gli stessi errori che si fanno in altri linguaggi e framework, con limitati vantaggi. E se la gente non sa scrivere HTML e CSS—queste tecnologie aliene!—il risultato è un contorto accrocchio, dove mi ritrovo a cancellare forse più codice di quanto ne scriva. Più che un developer, a volte mi sento un janitor.

Non avendo speso sufficiente tempo davanti allo schermo durante la giornata, arrivo a casa e mi rilasso lavorando su codice decente. Così ho finalmente aggiunto categorie per i contenuti del sito: appaiono in fondo ad ogni post, e l'indice è in cima agli archivi. I tag per gli articoli erano già pronti: li ho sempre aggiunti, anche se non erano visibili da nessuna parte. Vederli finalmente nelle pagine è una soddisfazione.

Intanto gli archivi crescono, e la pagina si allunga. Ogni tanto mi chiedo se andrebbe strutturata diversamente, ma per ora resta così. C'è altro codice più importante da scrivere, e resistere all'istinto di rifare cose, apprezzando quello che c'è e funziona, mi sembra un'idea più saggia.