Pausa sull'orlo della civiltà
Intervallo
Rientro in città dopo tre giorni nel nord della Scozia, stanco, soddisfatto, e sorprendentemente asciutto. Era un po' che non guidavo dall'altro lato, e sono riuscito ad imbroccare sempre la corsia giusta. Non ho investito fagiani, conigli, o cervi. Un fine settimana tranquillo, tutto sommato.
Sono andato nell'Assynt, dove le Highlands scendono verso il mare, e la Gran Bretagna giunge al termine in un'accozzaglia di insenature, laghi, e pantani di varia profondità. Qua e la, insolite spiaggie sabbiose farebbero invidia alle coste del Mediterraneo, se non fossero spazzate dal vento. Ed in mezzo a tutta quest'acqua, sorgono inaspettati picchi e montagne dai nomi impronunciabili, che un po' mi ricordano la Norvegia, di cui la zona è parente geologica.
Nel 2004 mi ero aggregato ad una gita dell'Hillwalking Club, ed avevo visitato Ullapool, la cittadina più grande della regione, e scarpinato sulle pareti dello Stac Pollaidh (Stac Polly per gli amici). Ricordo pioggia, e bog, quel terreno erboso che fa finta di essere solido... e poi la gamba sprofonda fino al ginocchio, in un concerto di idraulica e fango. Ho qualche foto da parte, negativi e stampe in un album: una gita pre-digitale.
Sembra morbida, ma è proprio pietra.
La destinazione questa volta è un'altra montagna della zona, poco distante, ma un filo più alta: il Cùl Mòr. L'ascesa è tranquilla, gli unici suoni il vento, i passi, ed il richiamo un po' triste di strani uccelli. La montagna è curiosa: è situata proprio sul limite fra due zone geologiche, e divisa quasi di netto fra due tipi di roccia diversi, un'abbagliate quarzite ed un'arenaria deformata dal tempo. Saliamo lungo un sentiero bianco e scheggiato, scendiamo lungo una via ondulata e rossiccia.
A parte una manciata di persone all'inizio del cammino, non incontriamo nessuno. Dalla cima, la vista è quasi un mappa della costa, con le sue baie frattali, ruscelli che serpeggiano nel bog lussureggiante, e le strane estrusioni che qua passano per montagne. E per buona parte dell'orizzonte, non c'è traccia dell'umanità.
Beviamo cioccolata calda sulla vetta, utile per scoraggiare il freddo quando una nuvola di passaggio ci avvolge, mentre guardiamo le ombre allungarsi. Lungo la via del ritorno facciamo a gara con il tramonto, e raggiungiamo l'auto illuminata dall'ultimo fioco sole. La migliore delle camminate.
Qualche casa nella distanza, e gli immancabili pascoli punteggiati di pecore.